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IL BANDOLO DELLA MATASSA venerdì a Pavia e sabato aTravacò!




Cari Amici ,
torna in scena
“Il bandolo della matassa”
tratto da Zorro - Un eremita sul marciapiede di Margaret Mazzantini
regia e adattamento scenico di Maria Elisa Calderoni, Massimo Giacomantonio e Alessandro Chieregato
con e Alessandro Chieregato

doppio appuntamento
venerdì 30 marzo 2012, ore 21.00
presso Santa Maria Gualtieri - P.zza Vittoria - Pavia
in collaborazione con il Gruppo di Pavia di Terre des hommes

Ingresso: a offerta libera. L'intero ricavato andrà a sostegno dei bambini di Haiti

sabato 31 marzo 2012, ore 21.00
presso Spazio ISV- VIa Einaudi, 23 - fraz. Rotta di Travacò Siccomario

Ingresso: euro 5.00
Dopo lo spettacolo come sempre tarallucci e vino per tutti!


Un uomo si racconta, fastidioso buffo comico arrabbiato e dolente. Porta stretto il suo trauma, ce lo svela piano fra una battuta e il morso di una parola.

Un senzatetto è una scabrosità che ci appartiene, un timore remoto celato in noi tutti di perdere i fili e mollare il mondo regolare. I barboni odorano di ciò che si ha paura di perdere, bevono, ti urlano contro, a volte ti ignorano, straparlano e si portano la loro umanità alluvionata per strada. Si appartano dalla vita, sbracano; ci ricordano che un filo separa la normalità dal marciapiede.

“Quando è stato che mi sono ingarbugliato? Quand’è che la matassa s’è intricata?…tutti i fili erano lì, davanti ai miei occhi, regolari, un po’ noiosi ogni tanto…ma ci stava… poi si sono aggrovigliati, non me ne sono accorto subito, ho visto i fili attorcigliarsi, arruffarsi…e ho perso il capo, il bandolo. Ecco… il bandolo…sembra che lo trovo… poi no… no, non lo trovo…”.

Più che un monologo, il corpo a corpo di un attore con se stesso dove è permesso sgangherarsi, essere narratore della propria storia e di mille storie, struggente e volgare.
Sulla scena nuda, le mutevolezze di Zagor ritmano il movimento del corpo, scandiscono i cambiamenti; il gesto dell’attore si prolunga nel gesto d’uomo e la musica è lì, nello stare lì, nel farsi cassa armonica per quel misto di luce e polvere che siamo.

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